Ognuno di noi ha un punto di vista diverso nel vedere e percepire la propria città, nel viverla, nell’abitarla. Chi di noi non vorrebbe una città più accessibile, più curata anche nei dettagli e nell’arredo urbano anche fuori dal nostro splendido centro storico?
Ci sarebbe piaciuto che in questi anni si fosse lavorato per rendere la nostra città più agibile, più a misura d’uomo. Avremmo desiderato che proprio la parola “accessibile” fosse stata al centro dei pensieri di chi avrebbe potuto e dovuto progettare la politica della mobilità. E invece, non solo la parola “accessibile” è stata assente, ma anche le parole “Politica” e “mobilità”.
Il tema della mobilità è legato a stretta maglia con quello dell’urbanistica, dello sviluppo economico, delle infrastrutture, della protezione e promozione dell’ambiente. Adesso, partendo dalla “Lucca che vogliamo” dovremmo arrivare a ri-disegnare un nuovo sistema di accessibilità del nostro spazio urbano. Tanto più sarà funzionante l’accessibilità, tanto più competitiva sarà la città.
Le aree pedonali e le zone a traffico limitato sono indicatori della qualità della vita in una città, ma pedonalizzare non vuol dire soltanto togliere le auto, significa far sì che il pedone possa usufruire in sicurezza dei luoghi urbani e questo requisito dovrebbe essere garantito in tutta la città! Una città accessibile è facile e comoda da utilizzare per chi vive in centro ma dovrebbe esserlo anche per chi abita in periferia; pedonalizzare permette all’abitante di identificarsi col proprio quartiere, di vivere legami sociali. La città inoltre dovrebbe essere leggibile, lo spazio del pedone deve essere riconoscibile. Costruire spazi per il pedone significa ricreare relazioni, rivivere il centro e rinnovare le periferie.
Lucca deve confrontarsi con un tessuto storico di alto valore che deve essere ancora più potenziato e vissuto, deve fare i conti con un alto tasso di inquinamento, con una rete stradale insufficiente o comunque non adeguata e con le linee ferroviarie che tagliano intere zone della città, con un carico urbanistico aumentato vertiginosamente nel giro degli ultimi anni e con un’enorme cifra di oneri di urbanizzazione volatilizzati senza lasciare sul territorio alcunché in termini di servizi e infrastrutture; insomma la colpa di non-scelte accumulate in molti anni e il peccato di scelte imprudenti e dannose perpetuate in pochi anni.
Troppe volte dividiamo la città in comparti ormai vetusti: la Lucca dei commercianti, quella degli automobilisti, la città degli industriali, degli albergatori e ristoratori, quella degli ambulanti…
senza pensare o dando per scontato che per prima cosa siamo individui e che è davvero limitante doverci definire solo per l’attività che facciamo o per il mezzo di locomozione che usiamo. Siamo tante cose tutte insieme, per prima cosa Persone.
Pensiamo solo per un attimo a come potrebbe essere una città a misura degli utenti deboli: bambini, anziani e disabili. Se, solo per un momento tentassimo di tralasciare i nostri interessi personali, o quelli che crediamo essere tali, ci accorgeremmo che proprio quella sarebbe la città ideale per vivere, perché, sotto certi aspetti siamo tutti “utenti deboli”.
Solo per fare alcuni semplici esempi proviamo a pensare ad una città:
dove ci siano percorsi pedonali protetti che permettano agli utenti deboli di utilizzare i marciapiedi e attraversare le strade in sicurezza;
dove ci siano le piste ciclabili che permettano ai genitori dei nostri ragazzi di stare tranquilli mentre i loro figli vanno a scuola e consentano agli anziani di poter raggiungere i parchi e gli uffici pubblici principali senza l’ansia di essere investiti;
dove ai quattro punti cardinali ci siano parcheggi scambiatori che permettano di raggiungere il centro senza l’auto;
dove ci sia un servizio navetta LAM (linea ad alta mobilità) degno di quel nome che porti gli utenti deboli in centro;
dove ci sia un centro pieno di utenti deboli;
dove ci siano belle scuole sicure ed accoglienti dove le strutture non cadano a “pezzi” e nuovi poli scolastici che permettano un insegnamento migliore per i nostri figli e nipoti;
dove ci sia un ritorno a quella sana educazione oggi forse un po’ troppo sopita anche verso gli utenti deboli (un giovane che ceda il proprio posto in navetta ad un anziano);
dove ci siano nei quartieri parcheggi e verde per recuperare il più possibile lo scempio urbanistico-edilizio degli ultimi 15 anni dando ai bambini ed agli anziani la possibilità di godere del loro quartiere.
Se la nostra città diventasse così… un luogo in cui gli “utenti deboli” si trovano a loro agio non sarebbe una città migliore per tutti?
Certamente dovrà essere ripensato:
un nuovo modo di fare urbanistica, ripartendo dal recupero del patrimonio edilizio esistente attraverso la ristrutturazione e la sostituzione edilizia (demolizione e ricostruzione) senza tralasciare l’ipotesi della ristrutturazione urbanistica (pensiamo per esempio all’area che va dalla Stazione a Pulia dove, diminuendo le volumetrie, potrebbe essere realizzata un’area a verde con parcheggio; oppure al famigerato Parco di S. Anna dove potrebbe essere realizzato un parcheggio scambiatore dentro un parco con ritrovo per gli utenti deboli);
un nuovo modo di concepire la mobilità e la viabilità: pensiamo al miglioramento che potrebbero avere grazie ad un servizio pubblico con un hub unico di trasporto urbano ed extra-urbano, con un nuovo ponte sul Serchio, una sub-urbana completata e i due assi nord-sud e est-ovest. In poche parole: portare in centro le Persone e non le auto e allontanare i mezzi pesanti dalla circonvallazione. Si può affermare che, agendo su un principio, si generano dei positivi effetti secondari: ad esempio se si migliora la condizione viaria delle biciclette e dei pedoni offrendo percorsi protetti (piste ciclabili, sottopassi, ecc.) si creano alternative all’uso dell’auto ed automaticamente si riduce il traffico motorizzato. La conseguenza, non paradossale, sarà che anche l’automobilista guiderà in una condizione più fluida. La moderazione della circolazione costituisce una potente tecnica d’organizzazione del traffico che migliora l’ambiente, la sicurezza e la qualità urbana;
un nuovo modo di pensare l’ambiente (la realizzazione delle fognature che ancora, nonostante le promesse, mancano, situazione indegna per una città come Lucca, dell’acquedotto, di un idoneo sistema di raccolta rifiuti che vada di pari passo con i metodi più innovativi presenti anche in realtà molto vicine alle nostre e realmente sostenibili);
un nuovo modo di fare città che sia più dinamico ed accogliente, che proponga, si confronti e poi operi, realizzi, investa (che non spenda la maggior parte delle risorse in consulenze legali!) abbandonando la visione solo localistica per allargare lo sguardo anche fuori dai confini comunali, ponendosi in un rapporto di dialogo anche con i comuni più vicini in una nuova ottica, in una prospettiva strategica comune.
Uno schizzo di città, solo alcune idee quelle descritte, che non sarebbero state solo un sogno se chi l’ha amministrata fino ad ora avesse fatto seguire i fatti alle parole o se non avesse sperperato risorse in progetti certo non prioritari (pensiamo al Planetario, alla passerella sul Serchio) o gestito il territorio in modo delirante (Regolamento urbanistico).
L’Idea che abbiamo illustrato comporta una sola azione, la volontà politica di chi amministra di progettare, confrontarsi, agire e realizzare, sempre tesa al miglioramento per l’interesse collettivo, per un nuovo protagonismo municipale nel fare comunità.