Giulio Lazzarini (scrivo volentieri il suo nome) stava compiendo il miracolo di dotare Lucca di un Progetto Strutturale (la parola Progetto al posto di Piano non è casuale e penso proprio che non le sfuggirà la differenza semantica… io sto lavorando ad un progetto in 4 dimensioni e non ad un piano che, come tale, ne ha soltanto 2) che non fu bloccato solo e soltanto dal partito trasversale dei cementificatori ma anche da “frustrazioni sinistre” che preferiscono, talvolta, il disfare al fare, l’ipocrisia demagogica al coraggio della lucida realtà e lealtà di dire agli abitanti “le cose come stanno”, non fosse altro per renderli consapevoli alzando il livello della discussione.
Un bell’articolo in parte ancora attuale del 2000: http://ricerca.
Sono passati quasi tre lustri e quel “giusto spirito” non solo è recuperato (da qualcuno non è mai stato perso) ma è stato aggiornato alle possibilità dell’oggi (5-1995, 1-2005, 65-2014 sono i numeri delle leggi del governo del territorio della Toscana), reali, possibili, concrete.
L’Urbanistica da allora è molto cambiata, in un certo senso dopo che i buoi sono scappati, le trippe per i gatti deglutite e digerite, in piena crisi economica strutturale siamo quasi più liberi di operare. Sappiamo anche che il Piano Strutturale (che dovrà essere anche Piano Culturale) non è la soluzione a tutti i mali e non potrà rispondere a tutte le domande che la città pone, se non sarà seguito da un efficace, chiaro e semplice Piano operativo e soprattutto da una “risposta olistica” che comprenda tutte le discipline politiche coordinate tra loro, ed è questo che stiamo cercando di fare. Però si sa, distruggere è un attimo, ricostruire sul pulito è procedura più complessa che richiede costanza, tempo e determinazione perché i risultati veri spesso non sono immediati e all’inizio rischiano pure di togliere consenso.
Potrei parlare con lei per ore, ma non voglio tediarla, comunque tenga conto che la risposta alla sua prima domanda è “sì” e lo farà bene. Certo, vorrei che tutti fossero consapevoli di questo, il risultato non dipenderà soltanto dalla bravura, lealtà, capacità politiche e progettuali di un Sindaco, un assessore, una Giunta di provincia e loro gruppo tecnico-progettuale, ma dipenderà anche dalla reale volontà della città tutta di voler realmente modellare il proprio territorio per i prossimi anni; dobbiamo riuscire ad andare oltre quei “trasversali cementificatori” e trasformare il “distruttivismo” (talvolta comprensibile dopo tutto quello che è successo e l’attuale intorno) in positiva energia e, perché no, fidarsi anche un po’ di più di chi, con impegno e determinazione, sta mettendo ordine in una stanza devastata dal “polveroso disordine” generato da anni di abbandono dalla “retta via”.
Occorre metodo, costanza e tanta tanta pazienza, ma la Politica (altra sfida durissima), quella vera, se accetta la fatica che ne deriva, ce la può fare! E allora le visioni piane potranno trasformarsi in armonie di lunghezza, larghezza, profondità e tempo.
Approfitto dell’occasione per invitarla agli “incontri delle 21”, 5 approfondimenti su un palinsesto scaturito dal bel confronto sul territorio (purtroppo non seguito dalla stampa) con i cittadini-abitanti.
*Marco Innocenti, autore dell’editoriale al quale questa nota è risposta.