Le segnalazioni dei furti e dei danneggiamenti di alcuni elementi storici di arredo urbano della nostra Lucca, che nei giorni passati si sono moltiplicate sui social network e sui mezzi di informazione locale, mi colpiscono e dispiacciono. Spesso c’è bisogno di una lente di ingrandimento perché tutti vedano quello che hanno sotto gli occhi. Abitare questa città è un piacere ma perché continui a essere così è fondamentale fare cultura della bellezza che formi consapevolezza e attenzione.
Ringrazio Italia Nostra e la Fondazione Ragghianti per la disponibilità dichiarata nel mettere in campo le loro energie, al fine di censire quei dettagli della città che a pieno titolo ne costituiscono elegante patrimonio. Penso al progetto “Lucca in Particolare”: il rilievo dei ‘dettagli’ della città, per costruire una sorta di abaco che serva anche alle maestranze (artigianato) e all’Amministrazione per tramandare e preservare la qualità di immagine della città. Pensiamo alla creazione di un gruppo di lavoro (potremmo chiamarlo proprio “Immagine della città” – già alcuni anni fa era stata istituita una sorta di Consulta ad hoc) che ne esamini lo stato tramite scansione dettagliata e che proponga, in accordo con il relativo ufficio comunale, proposte e iniziative per rendere omogeneo e gradevole l’arredo del centro storico e della periferia (cartelli turistici, panchine, targhe, cestini, illuminazione).
Mi viene in mente un bel volume del 2008 “Il Negozio Storico nella Lucca Contemporanea” (dell’architetto Pietro Carlo Pellegrini edito da Maria Pacini Fazzi): l’aggiornamento potrebbe fornire parte dei contenuti per il Regolamento dell’arredo urbano. I negozi storici rimasti intatti (purtroppo pochi) sono espressione della tradizione commerciale della città. Potremmo creare una “guida” per la visita della città attraverso l’evoluzione delle sue attività (per esempio un itinerario dedicato al commercio, botteghe artigiane ecc.), rivolta al turismo culturale. La stessa cosa dovrebbe essere fatta per ciò che rimane della Lucca rurale (un altro bell’esempio il libro di Italia Nostra “Le corti rurali lucchesi”).
Non possiamo contare su grandi disponibilità economiche ma abbiamo una risorsa sempre rinnovabile nell’entusiasmo e nell’intelligenza dei cittadini. Associazioni, enti e scuole possono e devono far fronte comune per raggiungere questo obiettivo che è anzitutto di metodo. Occorre mettere in campo un’azione seria di tutela; sarà responsabilità di tutti fare in modo che non si disperda, ma si riproponga di anno in anno, si rinnovi, si avvalga di nuove energie e nuove tecnologie. Solo qualche giorno fa, di fronte al Consiglio comunale cittadino, illustrando la relazione di avvio del procedimento al nuovo Piano Strutturale, ho voluto parlare di emozione: non sono solo le idee a tenere legati i gruppi di lavoro, ma anche gli stati d’animo sottesi e senz’altro l’immagine e la qualità di Lucca sanno ispirarne.
Accolgo quindi con determinazione e rispetto l’invito a collaborare che arriva dalle “sentinelle del territorio” e lo estendo in primo luogo alle scuole, al nostro Liceo Artistico che già in primavera ha preso contatto con la Casa della Città. Educare gli studenti alla cura del particolare, a rendersi conto del valore di una mensola, di un’edicola sacra o di un lampione e al tempo stesso mettere in gioco la loro creatività per dare nuovi “colori” e nuovi, compatibili, usi di alcuni angoli di città potrebbe essere un arricchimento reciproco.
Lavoriamo quindi, diamoci ruoli e tempi. Il Comune non può fare tutto da solo ma può concretamente dare struttura e regia alla sensibilità, fortunatamente contagiosa, dell’abitare un luogo che contiene la sua bella storia anche nelle pieghe nascoste della pagina.