In Italia vivono 360mila persone tra i 20 e i 29 anni che guadagnano, di media, 876 euro al mese. E anche sul piano della stabilità dei contratti i numeri non sono incoraggianti: tre milioni e mezzo di giovani, nella stessa fascia di età, hanno un lavoro precario. Siamo penultimi fra i 28 paesi dell’Unione Europea: a troppi giovani è di fatto negato il diritto di diventare adulti. Tra il 2013 e il 2021 sono aumentati del 41,8 per cento i trasferimenti per lavoro all’estero e nel solo 2020, l’anno più complicato per gli spostamenti a causa dell’emergenza sanitaria, sono stati circa 24mila i giovani laureati che hanno lasciato l’Italia – portandosi via competenze, esperienze e saperi che questo paese ha contribuito a far crescere e poi ha tradito.
La Cgil Toscana ha fatto tappa anche a Lucca per denunciare una situazione d’intenso sfruttamento giovanile, con punte estreme nel settore turistico, senza che la politica abbia preso posizione o attivato strumenti per conoscere i fatti e assumere iniziative di tutela. Tace per lo più anche questa campagna elettorale, che appare avulsa dal reale e affidata più che mai a slogan di leader arroganti e litigiosi.
Al punto quasi da giustificare la disaffezione delle persone per la politica, e dei giovani in particolare, che – come molti giudicano – “preferiscono andare al mare”. E invece fanno bene, azzarderei per provocazione, se la politica è la prima a non dire una parola sui bisogni delle generazioni che dovrebbero vivere da protagoniste questo tempo. Nessuna attenzione sulle difficoltà che gli italiani vivono nel rimanere alla pari con gli altri giovani europei, in un mercato del lavoro che sarà sempre più competitivo.
Il progetto del Pd – Italia democratica e progressista dovrà sviluppare nel prossimo Parlamento un’ampia ricognizione sullo stato giovanile perché il futuro di ogni paese si fonda su un patto intergenerazionale che in Italia si è rotto da tempo. Ogni generazione ha la responsabilità di preparare il terreno per quella successiva con serietà e cura.
Una misura concreta per coprire le spese per l’istruzione, l’avvio di un’attività lavorativa o per la casa sarà l’introduzione di una dotazione di 10mila euro erogata ai diciottenni sulla base dell’Isee familiare.
Per difendere la dignità del lavoro e delle persone, inoltre, è irrimandabile dire basta ai tirocini gratuiti, sfruttamento oggi mascherato da occasione formativa. È l’apprendistato il principale strumento di ingresso nel mercato del lavoro e i tirocini, quando effettivamente parte del percorso di studi, devono avere durata limitata e prevedere rigidi controlli sulla sicurezza e i rimborsi spese: per questo va istituito uno specifico fondo del ministero dell’istruzione.
Le aziende devono essere incentivate a proporre contratti a tempo indeterminato e il progetto di Pd – Italia democratica e progressista si impegna ad azzerare i contributi sul lavoro per assunzioni fino a 35 anni di età e tutte le forme contrattuali atipiche e precarie. È un’anomalia che le persone siano considerate ‘giovani’ fino a 35 anni: una definizione che identifica una generazione che fatica per trovare una propria collocazione nella società, autonomia dalla famiglia di origine e opportunità di realizzazione.
L’indipendenza deve essere una scelta possibile: per questo è necessario potenziare il fondo di garanzia mutui per l’acquisto della prima casa e introdurre un contributo affitti di 2000 euro per studenti e lavoratori under 35 che ne abbiano necessità.